sexta-feira, 24 de junho de 2022

VIVALDI by Cecilia Bartoli




Gelido in ogni vena
Scorrer mi sento il sangue.
L'ombra del figlio esangue
M' ingombra di terror.
 
E per maggior mia pena
Veggio che fui crudele
A un'anima fedele,
A un innocente cor

Sposa son disprezzata
Fida son oltraggiata
Cieli che feci mai?
Cieli che feci mai?
E pur egl'è il mio cor
Il mio sposo, il mio amor
La mia speranza
Sposa son disprezzata
Fida son oltraggiata
Cieli che feci mai?
Cieli che feci mai?
E pur egl'è il mio cor
Il mio sposo, il mio amor
La mia speranza
La mia speranza
L mio sposo, il mio amor
La mia speranza
La mia speranza

















quarta-feira, 22 de junho de 2022

Rinaldo Libretto


Rinaldo

Libretto by Aaron Hill and Giacomo Rossi
Music by G. F. Handel


ATTO 1


SCENA I 

(recitativo)

GOFFREDO
Delle nostre fatiche
Siam prossimi alla meta, o gran Rinaldo!
Là  in quel campo di palme
Omai solo ne resta
Coglier l'estrema messe,
E già  da' lidi eoi
Spunta più chiaro il sole,
Per illustrar co' rai d'eterna gloria
L'ultima di Sion nostra vittoria.
(aria)
Sovra bale scoscesi e pungenti
Il suo tempio la gloria sol ha.
Né fra gioie, piaceri e contenti
I bei voti ad apprender si va.

(recitativo)

RINALDO
Signor, già  dal tuo senno
E dal valor di questo braccio armato,
Piange l'Asia rubelle
Nell'estrema agonia l'ultimo fato;
Onde al suone ammirando
Del glorioso tuo nome
Caderan quelle mura oppresse e dome.
Ciò, che solo mi resta, o prence invitto,
É cogli alti imenei
Della bella Almirena
Giunger a questo cor più lieta sorte;
Ch'unita la virtà , semmmopre è più forte.

GOFFREDO
Chi non cura 'l nemico,
I precipizi affretta, o forte eroe!
Sul sentier della gloria
Tu non devi arrestar in piè nel corso;
Vinta Sion, prendi da me la fede,
Almirena ti fia bella mercede.

ALMIRENA 
Rinaldo, amato sposo, eh! Ti sovenga,
Ch'ogni ritardo è inciampo
Nella bella carriera
Della gloria guarriera.
Va, pugna ardito in campo,
Sì, che Sion scuota quel giogo indegno;
Che la face d'amore
Spesso gela nel sen marziale ardore.
(Aria)
Combatti da forte, che fermo il mio sen
Piacer ti prepara, contenti d'ognor.
Con face di gloria bell'iri seren
Adesso risplenda nell'alto tuo cor

(Recitativo)


EUSTAZIO
Questi saggi consigli
Accogli nel tuo sen, prode guerriero!

RINALDO
Quanto possente sei, bendato arciero!

(Aria)

Ogni indugio d'un amante 
È una pena acerba e ria.
Il timore sempre lo sferza,
La speranza seco scherza,
Or lo prova l'alma mia.

SCENA II 

(Recitativo)


ARALDO
Signor, che delle stelle
Emuli i pregi, a te salute invia
L'eccelso mio monarca; e da te chiede
In un libero varco
Esporti i sensi suoi, con franca fede.

GOFFREDO
Venga il tuo re a suo grado,
Ch'in di lui sicurta l'onore impegno.

EUSTAZIO
Quivi lo spinge alta cagion di regno.

(Aria)

Sulla ruota di fortuna
Va girando la speranza.
Ma se un cor virtute aduna,
Gl'è sol base la contanza.

SCENA III 

(Aria)


ARGANTE
Sibillar gli angui d'Aletto,
E latrar vorace Scilla,
Parmi udir d'intorno a me.
Rio velen mi serpe in petto,
Né ancor languida favilla
Di timor, pena mi diè.
(Recitativo)
Goffredo, se t'arrise
Sin qui fortuna, ella inconstante sempre
Può ben cangiar sue tempre;
E se saggio tu sei,
Ascolta i detti miei.
Per ristorar in parte
I scambievoli oltraggi,
Chiedo, che si sospenda
Sol per tre giorni 'l marzial firore;
Tanto devi a tuo prò, tanto al mio onore.

GOFFREDO
Chi su base del giusto
Appoggia l'alte imprese,
Non teme della sorte i crudi eventi.
Tu con superbi accenti
Grazie richiedi, e pur ti fian concesse,
Che d'un'anima grande
Leggerai con rossor i pregi in esse.
(aria)
No, no, che quest'alma
Scontenti non dà ,
Con placida calma 
Giovare sol sa.
Ch'e grande il diletto
D'un nobile petto,
Ch'a gloria sen va.

SCENA IV 

(recitativo)


ARGANTE
Infa dubbi di Marte
Resta sospeso il cuore;
Ma più vaneggia oppreso
Ne' pensieri d'Armida,
Ch'amante in un e mia compagna fida,
De' marziali eventi
Nelle ziffre del fato
Corse a spiar gl'arcani,
Per rendeer de' nemici i moti vani.
(aria)
Vieni o cara, a consolarmi
Con un sguardo tuo seren!
Il tuo volto può bearmi,
E scacciar il duol dal sen.

SCENA V 

(aria)


ARMIDA
Furie terribili!
Circondatemi,
Sequidatemi
Con faci orribili!

(recitativo)


ARGANTE
Coma a tempo giungesti, 
Cara, per consolar l'alma smarrita;
Io, ch'alla tua partita
Frettoloso anelai, impaziente
Il tuo ritorno attesi, 
E a quel tiran richiesi
Breve tregua nel campo,
All'Asia per saper se v'è più scampo

ARMIDA
Signor, se ben confusi
Son gli enigmi del fato,
Io con note tremende
Pur forzaii quell'abisso
A scior in chiaro suon distinti accenti,
Ed a mie brame ardenti
Rispose in tuono amico:
"Se dal campo nemico
Svelto fia di Rinaldo il gran sostegno,
Spera pur d'Asia il desolato regno."

ARGANTE
Corro a spegner quell'empio.

ARMIDA
T'arresta, o caro, e sol di me fia cura,
D'allontar quel forte
Dalle squadre nemiche.
Nel mio poter t'affida!

ARGANTE
Parto, e in te sol l'anima mia confida

(aria)

ARMIDA
Molto vogliiio, molto spero
Nulla devo dubitar.
Di mia forza all'alto impero
Saprò il mondo assoggettar.

SCENA VI 

(aria)


ALMIRENA
Augelletti, che cantate, 
Zefiretti che spirate
Aure dolci intorno a me, 
Il mio ben dite dov'e!
(recitativo)
Adorato mio sposo,
Vieni a bear quest'alma!

RINALDO
Al suon di quel bel labbro
Corron festosi a te gli affetti miei,
E quella fiamma illustre,
Ch'in me viepiù s'accende
Da' tuoi bei lumi, o cara,
Prende il gran fuoco ad avamparmi 'l core.

ALMIRENA
Bella stella d'amore
Nelle pupille tuo folgota il lume

RINALDO
Per te sola, o mio nume,
In dovuto olocausto
Ardon le faci mie, fuman gl'incensi
Di fervidi sospiri.

ALMIRENA
Tu solo a' miei martiri
Porgi placida calma.

RINALDO
Per te vive il mio cor, si strugge l'alma.

(duetto)

ALMIRENA
Scherzano sul tuo volto
Le grazie vezzosette
A mille, a mille.

RINALDO
Ridono sul tuo labbro
I pargoletti Amori
A mille, a mille.

ALMIRENA e RINALDO
Nel bel fuoco di quel guardo
Amor giunge al forte dardo
Care faville.

SCENA VII 

(recitativo)

ARMIDA
Al valor del mio brando
Cedi la nobil preda!

ALMIRENA
Oh dei, che fia?

RINALDO
Non cederò Almirena,
Se col fulmine in mano
La chiedesse il Tonante.

ARMIDA
Tanto ardisci, arrogante?

(sinfonia)

(aria)


RINALDO
Cara sposa, amante cara,
Dove sei?
Deh! Ritorna a' pianti miei!
Del vostro Erebo sull'ara,
Colla face dello sdegno
Io vi sfido, o spirti rei!

SCENA VIII 

(recitativo)


GOFFREDO
Ch'insolito stupore
Lega gli sensi tui prode campione?

EUSTAZIO
Quale a quell'alma forte
Meraviglia fatal sxuote l'ardire?
Tu, che con bbraccio armato
Vibri fulmini in campo,
Abbagliato cadrai
De' funesti pensieri ad un sol lampo?

RINALDO
Tale stupor m'occupa i sensi, e tale
È il dolor che m'accuora, 
Che posso a pena articolar gli accenti!
Qui con note innocenti
Stavo spiegando del mio cor gl'afffetti
Alla bella Almirena:
Quando (oh cieli, che pena!)
Amazzone corsara
Tentò rapir a me qioia sì rara,
(aria)
Cor ingrato, ti rammembri,
E non scoppi di dolor?
Ma se stupido rassembri,
Ti risvegli il mio furor!
(recitativo)
Io allore impugno il brando
A pro del mio tesoro;
Quando tartareo coro
M'incolò in un istante
La nemica, e l'amante;
Forse fu error, ch'alla beltà  divina
Credè Pluton, che fosse Proserpina.

GOFFREDO
Un mio giusto dolor l'anima ingombra?

EUSTAZIO
Insoliti portenti!
Ma tra sì fieri eventi
Ti consola, geerman, Rinaldo, spera!
Ch'a piè d'un monte, in cavernoso sasso,
Giace uom, che delle stelle
Spiar sa il corso, e qual virtute alligna
Nelle pietre, nell'erbe;
Questi m'e noto, ivi
Pronti n'andrem a ricercar consiglio.

GOFFREDO
Il mio core ne freme.

EUSTAZIO
Lieta scorta ne sia una belle speme!
(aria)
Col valor, colla virtù
Or si vada a trionfar.
Dall'indegna servitù
L'alta prole io vo' ritrar.

SCENA IX 

(recitativo)


Di speranza un bel raggio
Ritorna a consolar l'alma smarrita;
Sì adorata mia vita!
Corro veloce a discoprir gl'inganni;
Amor, sol per pietà , dammi i tuoi vanni!
(aria)
Venti, turbini, prestate
Le vostre ali a questo piè!
Cieli, numi, il braccio armate
Contro chi pena mi diè!




ATTO 2

 


SCENA I

(aria)

EUSTAZIO
Siam prossimi al porto,
Per prender conforto
Al nostro penar.
Ch'il cor si consoli,
Il duolo s'involi
Da chi sa sperar.

SCENA II 

(recitativo)


RINALDO
A quel sasso bramato,
Da qui fra l'ombre del mio cieco duolo
Spero trar di pieta liete faville,
Quanto ne resta?

GOFFREDO
E quando
La soglia bacierem del mago amico?

EUSTAZIO
Da questo lido aprico
Di quel fatale albergo
Non distano i confini, e fra momenti
Dell'alto affar iscoprirem gli eventi.

SCENA III 

(recitativo)


DONNA
Per accor d'Almirena
I più dolci respiri,
Entra, Rinaldo, in questo augusto pino
Ella quivi mi spinse, ella t'attende
Colà  in spiaggia romita,
Mesta, sola e tradita;
Tanto importi le piacque,
Di portar il tuo foco in mezzo all'acque.

(aria a 2)


SIRENE
Il vostro maggio
De' bei verdi anni,
O ori amanti,
Sempre costanti
Sfiorate in amore!
Né un falso raggio
D'onor v'affanni, 
Che sol beato
Chi amante amato
Possede un bel core.

(recitativo)


RINALDO
Qual incognita forza
Mi spinge ad eseguir l'alto commando?
Sì Almirena, mia vita,
A te ne vengo.

GOFFREDO
O gran guerrier, t'arresta,
Ferma l'incauto piede!

EUSTAZIO
Qual ignobil cimento!

RINALDO
Spero, temo, confido, e in un pavento.

DONNA
Rinaldo, affretta i passi!

RINALDO
Sì, Almirena, a te corro.

GOFFREDO
La tua gloria?

RINALDO
Ne freme.

EUSTAZIO
Il tuo senno?

RINALDO
Languisce.

GOFFREDO
Frena l'ardir?

RINALDO
Non devo.

EUSTAZIO
Pensa a' casi tuoi!

RINALDO
Il cor non pave.

GOFFREDO
Sion ti chiama.

RINALDO
Ed il mio ben m'invita.

EUSTAZIO
L'Erebo ti delude.

GOFFREDO
Stige ti prende a scherno.

RINALDO
Pugnerò per quel bel sin'coll'inferno!

(aria)

Il tricerbero umiliato
Al mio brando renderò,
E d'Alcide l'alto fato
Colà  giu`rinovero.

(recitativo)


EUSTAZIO
Signor, strano ardimento!
Sui vortici dell'onde,
All'aure di lusinghe,
Fidar la propria gloria!

GOFFREDO
Ciò fu indegna vittoria
Del barbaro Acheronte;
Ma di tal duolo a fronte
Non paventi il mio core.
La figlia, oh dio! È smarrita!
L'eroe sen fugge a volo!
Speme, virtù, non mi lasciate solo!

(aria)

mio cor, che mi sai dir?
O vincer, o morir,
Sì, sì, t'intendo!
Se la mia gloria freme,
Sol da una bella speme
Io pace attendo.

SCENA IV 

(recitativo)


ALMIRENA
Armida, dispietata!
Colla forza d'abisso
Rapirmi al caro ciel de' miei contenti!
E qui con duolo eterno
Vivia mi tieni in tormentoso inferno!

ARGANTE
Non funestar, o bella,
Di due uci divine il dolce raggio,
Che per pietà  mi sento il cor a frangere.
Tu, del mio cor reina
Con dispotico impero,
Puoi dar legge a quest'alma.

ALMIRENA
Ah! Non è vero.

ARGANTE
Della mia fedeltate
Qual fia un pegno sicur?

ALMIRENA
La libertate.

ARTANTE
Malagevol commando!

ALMIRENA
Dunque lasciami piangere.

(aria)

Lascia ch'io pianga
Mia cruda sorte,
E che sospiri
La libertà .
Il duolo infranga
Queste ritorte, 
De' miei martiri
Sol per pietà .

(aria)

ARGANTE
Basta che sol tu chieda,
Per otterner da me, 
Bocca amorosa.
Solo ch'il cor ti veda,
Tutto si perde in te,
Guancia vezzosa!

SCENA V 

(recitativo)


ARMIDA
Cingetemi d'alloro
Le triondali chiome!
Rinaldo, il più possente, 
Terror dell'arme Assire,
In umile olocausto
Sull'altar del mio sdegno
Cadra svenato al suolo.
Onducetelo quivi, o spirti, a volo!

SCENA VI 

(recitativo)


RINALDO
Perfida, un cor illustre
Ha ben forza bastante
Per isprezzar l'inferno;
O rendimi Almirena,
O pagherai con questo acciar la pena.

ARMIDA
D'Armida a fronte si superbi accenti?

RINALDO
A fronte ancor de' più crude tormenti.

ARMIDA
Mio prigionier tu sei.

RINALDO
Sin nell'alma non giunge il mio servaggio.

ARMIDA
È in mia balia la vita.

RINALDO
La morte non paventa un'alma invitta.

ARMIDA
(Splende su quel bel volto
Un non so che, ch'il cor mi rasserena.)

RINALDO
Omai rendi Almirena!

ARMIDA
(Con incognito affetto
Mi serpe al cor un'amorosa pena)

RINALDO
Rendimi, sì, crudel, rendimi Almirena!

ARMIDA
(Ma d'un nemico atroce
Sarà  trofeo il mio core?)

RINALDO
Ha forza il mio fuurore,
Per atterrar il tuo infernal drapello.

ARMIDA
(Son vinta, sì; non lo credea sì belllo.)
Rinaldo, in questa spiaggia
Ogn'aura spira amore;
L'onda, l'augelllo, il fiore
T'invitan solo ad amorosi amplessi;
Depon quell'ira infida,
Vinto non più, ma vincitor d'Armida!
T'amo, oh caro.

RINALDO
Io t'aborro!

ARMIDA
Prendi questo mio cor!

RINALDO
Per lacerarlo.

ARMIDA
Mille gioie t'appresto.

RINALDO
Io mille pene.

ARMIDA
T'ammoliscano i prieghi!

RINALDO
Io li detesto.

ARRMIDA
Abbian forza i sospir?

RINALDO
D'accender l'ira.

ARMIDA
M'obbedisce l'inferno.

RINALDO
Io ti disprezzo.

ARMIDA
Pensa ch'io son…

RINALDO
Tiranna.

ARMIDA
Risolvi…

RINALDO
La vendetta.

ARMIDA
Per pietade!

RINALDO
A te corro, o mia diletta!

(duetto)


ARMIDA
Fermati!

RINALDO
No, crudel!

ARMIDA
Armida son, fedel…

RINALDO
Spietata, infida!
Lasciami!

ARMIDA
Pria morir!

RINALDO
Non posso più soffir.

ARMIDA
Vuoi ch'io m'uccida?

SCENA VII 

(recitativo)


ARMIDA
Crudel, tu ch'involasti
Al mio core la calma,
Un sol gueardo mi nieghi a tante pene?

RINALDO
Che veggio! Idolo mio! Sei tu, mio bene?
Deh! Vieni a consolar l'alma smarrita!

ARMIDA
Quivi con molle vita
Vai fometando una novella brama,
E lasci sì chi t'ama?

RINALDO
No, cara, che tu sei
La sospirata meta, e in questo loco
Sol d'Armida crudel viddi 'l sembiante.

ARMIDA
Stringimi dunque al sen.

RINALDO
Beato amante!

Sfinge, un penoso horrore
Arrecchi nel mio core!

Giove, lancia il tuo tello!
Non avrà  per costei fulmini il cielo?

ARMIDA
Corri fra queste braccia!

RINALDO
Anima mia!
Ma che tenti, Rinaldo!
Forse sotto quel viso
V'è l'infeerno co' un vel del paradiso.

(aria)

Abbrugio, avampo e fremo
Di sdegno e di furor.
Spero, ma sempre temo
D'un infernal error.

SCENA VIII 

(recitativo accompagnato)


ARMIDA
Dunque i lacci d'un volto, 
Tante gioie promesse, 
Li spanveti d'inferno,
Forza n'avran per arrestar quel crudo?
E tu il segui, o mio core!
Fatto trofeo d'un infelice amore!
No! si svegli 'l furore,
Si raggiunga l'ingrato,
Cada a' miei piè svenato! Ohimè! Che fia?
Uccier l'alma mma?
Ah! Debole mio petto,
A un traditor anco puoi dar ricetto?
Su, su, furie, ritrovate
Nova sorte di pena e di flagello!
S'uccida, sì…ah!, ch'è troppo bello!
(aria)
Ah! Crudel,
Il pianto mio
Deh! Ti mova per pietà !
O infedel,
Al mio desio
Proverai la crudeltà .

SCENA IX 

(recitativo)


ARMIDA
Riprendiam d'Almirena
Il mentito sembiante in questo loco,
Che forse qual farfalla
Ritornerà  Rinaldo al suo bel foco.

ARGANTE
Adorata Almirena,
Ogni breve dimora,
Che dal tuo bello fa l'anima mia,
È pena acerba e ria.
Tu con rai luminosi
Fai splender quelle stelle,
Che mi promiser sì felici influssi?
Anima mia, ti rasserena omai, 
Che della cruda Armida
In breve ti trarrò da lacci indegni.
Deh! Non tener l'animo tuo perplesso,
S'impegna di contento la mia fé, la mia forza,
E questo amplesso!

ARMIDA
Traditor! Dimmi: è questa
Del mio amor la mercede?

ARGANTE
Oh dei! Che miro?

ARMIDA
Io, ch'il mio cor ti spiego
Con affetti?

ARGANTE
No, 'l niego.

ARMIDA
Io, che l'infeerno, op altero,
Slego a tuo prò!

ARGANTE
Egli è vero.

ARMIDA
Tradirmi!

ARGANTE
Scusa un lampo
D'intempestivo amor!

ARMIDA
I fulmini vedrai del mio furore.

ARGANTE
A'acqueta!

ARMIDA
No.

ARGANTE
Il rossore
Sia una rigida pena.

ARMIDA
No.

ARGANTE
Sì, superba, amo Almirena.

ARMIDA
Stige ritiro.

ARGANTE
Fa ciò, che t'aggrada;
Senta i demoni tuoi basta mia spada.

(aria)


ARMIDA
Vo' far guerra, e vincer voglio,
Collo sdegno chi m'offende
Vendicar i torti miei.
Per abbatter quel orgoglio,
Ch'il gran foco i sen m'accende,
Saran meco gli stessi dei.



 



ATTO 3

 

 


SCENA I 

(recitativo)


EUSTAZIO
Quivi par che rubelle
La terra s'alzi a guerreggiar le stelle.

GOFFREDO
Germano, è questo 'l segno
Delle nostre fatiche?

EUSTAZIO
Ecco del saggio
Il sospirato albergo.

GOFFREDO
Omai t'accosta!

EUSTAZIO
Tu. A cui vien concesso
Sin delle stelle il penetrar gli arcani,
Degli eventi più strani
Fermar il corso, e grazie ogn' or dispensi,
D'un alto affar vendo a cercarti i sensi.

SCENA II 

(recitativo)


MAGO
La causa che vi spinge
In sì remota perte
Nota m'è già ; Rinaldo ed Almirena
Colà  sull'alte cime
Di quell'orrido sasso in lacci indegni
Della perfida Armida
Giacciono avinti; il varco
Impossibile for a
Senza in poter prefisso,
Ch'i mostri suoi colà  vuotò l'abisso.

GOFFREDO
L'aprirò colla spada.

EUSTAZIO
Andiam, cche la virtù ne farà  strada.

GOFFREDO
Seguitemi, o miei fidi!

EUSTAZIO
Io vi precedo.

MAGO
Arrestatevi, o forti,
Che nel mar del terror sarete absorti.

(sinfonia)

(recitativo)


GOFFREDO
Qui vomita Cocito
Tutta sua nera peste.

EUSTAZIO
D'Acheronte proviam qui le tempeste.

MAGO
Prodi campioni, non giunge
Il terreno valore
A sormonntar quell'infernal furore;
Queste verghe fatal, ch'ora vi porgo,
Faran fuggir quei mostri;
Ite con piè sicuro,
Che potran dar il corso al pigro Arturo.

GOFFREDO
German, all'opra!

EUSTAZIO
Impaziente anelo, 
Ch'a forte al fin darà  vittoria il cielo.

(aria)

MAGO
Andate, o forti, 
Fra stragi e morti
Senza timore
Or colà  su!
Ch'omai v'è guida,
Compagna fida,
Tra quell'horrore
Fatal virtù.
(recitativo)
Oh, di bella virtù, saper eterno,
Che Stige prende a scherno!

(ritornello)

SCENA III 

(recitativo)


ARMIDA
Mori, svenata!

ALMIRENA
O numi!

RINALDO
T'arresta per pietà !

ARMIDA
Ho d'aspe il core;
Poivhe le fiamme mie sprezzasti, indegno, 
Cada costei trafitta, 
Olocausto d'amor, vittima al sdegno!

RINALDO
Il mio pianto!

ARMIDA
Dell'ira accresce i flutti.

RINALDO
L'innocenza!

ARMIDA
Il suo volto il fallo accese.

RINALDO
Per il fuoco onde ardesti!

ARMIDA
È in tutto spento.

RINALDO
Pria questo sen trapassa!

ARMIDA
Il duol lo sveni!

RINALDO
Versa in fulmine, o ciel!

ARMIDA
Io pria il suo sangue.

RINALDO
Al mio braccio cadrai, perfida, esangue!

SCENA IV 

(recitativo)


ARMIDA
Nella guardataa soglia
Come osaste portar sicuro il piede!

GOFFREDO
Prode Rinaldo!

RINALDO
Glorioso prence!

EUSTAZIO
Lascia ch'al sen ti stringa!

RINALDO
Io pur t'annodi

ALMIRENA
Chi mi soccorree! Aita!

RINALDO
Ancor tenti, crudel, tormi la vita?

GOFFREDO
Figlia!

ALMIRENA
Padre!

EUSTAZIO
Mia cara!

RINALDO
Idolo mio!

GOFFREDO
Fugga il duol!

ALMIRENA
Rieda il piacer!

EUSTAZIO e RINALDO
E svanisca ogni tormento…

ALMIRENA, RINALDO, GOFFREDO ed EUSTAZIO
…al contento, al contento!

GOFFREDO
Vinto il furor d'inferno,
Il terreno furor vincer ne resta.
Quando là  in oriente
Febo risorge ad indorare il mondo,
German, le squadre appresta,
Perché Sione cada;
E tu Rinaldo, dèi
Contaminata da' tuoi molli amori
Col sangue del rubel purgar la spada.
(aria)
Sorge nel petto
Certo diletto
Che bella calma
Promette al cor.
Sarà  il contento,
Doppo gran stento
Coglier la palma
Del nostro ardor.

(recitativo)


RINALDO
Al trionfo s'affretti senza ritardo il corso!
Mi stimolan l'amor, gloria, e rimorso.

(aria)

È un incendio fra due venti, 
Fra due fiamme questo cor.
Ha di gloria gli alimenti, 
Lo nodrisce un fermo amor.

SCENA V 

(recitativo)


ARGANTE
Chiuso fra quelle mura
Langue il ccommun calore, o forti eroi;
Quindi sian noti a voi
Gli ultimi sensi nostri;
Ch'oggi ong'un si dimostri
Non sol di fer, ma di coraggio armato,
Perché l'oste nemica
Cada al nostro valor, ceda al suo fato.

SCENA VI 

(recitativo)


ARMIDA
Per fomentar lo sdegno
A fronte d'un sleal anco mi trovo?

ARGANTE
Io pur l'ira rinovo
Al tuo superbo aspetto.

ARMIDA
È l'offeso mio amor per te un Aletto.

ARGANTE
L'affetto tuo non curo.

ARMIDA
Io i sdegni tuoi.

ARGANTE
Or è tempo di palme;
Va, e non tentar d'effeminar gli eroi!

ARMIDA
Ho un cor virile in petto, 
Che sa emular la gloria.

ARGANTE
Abbian sensi sì grandi al fin vittoria!
Cara, perdon ti chiedo.

ARMIDA
Io no 'l rifiuto.

ARGANTE
Accuso la mia colpa.

ARMIDA
Egli m'è grato.

ARGANTE
Fu importuno l'amor.

ARMIDA
Io pure errai.

ARGANTE
Solo per momenti.

ARMIDA
Anch'io Rinaldo amai.

ARMIDA ed ARGANTE
Dunque mi sia concesso
Di pirgar il mio error con qesto amplesso!

ARGANTE
Or preparianne ad una estrema sorte.

ARMIDA
E coi spenti nemivi
Un gran trofeo alla morte.

ARGANTE
Olà , cogli oricalchi
Si destino a battaglia i stessi venti!

ARMIDA
E sian nostri campioni
Maccone in ciel, l'inferno, e gli elementi!

(marcia)

(recitativo)

ARGANTE
In quel bosco di strali
Ne' lacci caderan que' indegni mostri.

ARMIDA
E in un mare di sangue
Spenti saranno i giusti sdegni nostri.

(duetto)

ARMIDA ed ARGANTE
Al trionfo del nostro furore
Or corriamo que' mostri a legar.
Che poi, caro/cara, questo core
Dolce premio ti vuol dar!

SCENA VII 

(recitativo)


GOFFREDO
Di quei strani accidenti
Se la serie ripiglio,
Per dolor, per stupor, s'inarca il ciglio.

ALMIRENA
A sì crudelo eventi
Ancor non so se dormi, o se sia desta.

RINALDO
Cessata la tempesta,
Godiam, cara, la calma!

ALMIRENA
Dell'aure dolci della tua bell'alma.

(aria)

Bel piacere
È godere
Fido amo!
Questo fa contento il cor.
La fermezza
Sol apprezza
Lo splendor,
Che provien d'un grato cor.

SCENA VIII 

(recitativo)


EUSTAZIO
Signor, l'oste nemica
Con barbari ululati
S'avvicina alle tende,
E già  ne' nostri accende
Desir di gloria ardenti;
Tu quegli alti ardimenti
Raffrena con gran senno,
Ch'ognun fia pronto a venerame il cenno.

GOFFREDO
Ecco il glorioso giorno,
Che ne chiama al trionfo.

RINALDO
Ecco le palme,
Che spuntano nel campo.

ALMIRENA
Ecco ne' tuoi bei lumi
Che di gloria e d'amor folgora un lampo!

GOFFREDO
German, le nostre tende
Il custodir ti sia nobile incarco;
Colà  il nemico affrena;
E da eventi marzial serba Almirena!

RINALDO
Raccomando al tuo zel l'alto tesoro.

EUSTAZIO
German, Rinaldo, i tuoi commandi adoro.
(aria)
Di Sion nell'alta sede
La virtute ed il valore
Oggi solo si vedrà .
Ch'alfin nobile mercede
D'alma grande, nobil core,
È una belle felicità .

SCENA IX 

(marcia) (recitativo)


RINALDO
Se ciò t'è in grado, o prence,
Tu le falangi armate
In campo aperto spingi;
Io per obliquo calle
Vo' che Sione oggi umiliata cada
Del tuo nome in virtù, colla mia spada.

GOFFREDO
Degna è sol di grand'alma
Malagevole impresa;
Approvo il tuo consiglio;
Io ti precedo in tanto.

RINALDO
Brilla l'anima mia sul lieto ciglio.
(aria)
Or la tromba in suon festante
Mi richiama a trionfar.
Qual guerriero e queal amante,
Gloria e amor mi vuol bear.

SCENA X 

(recitativo)


ARGANTE
Miei fidi, ecco là  un campo
Colmo di mille furti,
Più famoso che forte;
Quello benigna sorte
Or vi presenta; sù, prodi, pugnate, 
Abbattete, atterrate!
Per ong'un di quegli empi,
Sian le rapine lor nostro tributo,
E l'alme lor un olocausto a Pluto!

SCENA XI 

(recitativo)


GOFFREDO
Magnanimi campioni, 
Ecco l'ultimo giorno
Delle vostre fatiche, 
Quel che tanto bramaste.
Quivi una selva d'aste
Il nemico ha congiunto;
Perché vinciam più guerre in un sol punto.
Combattete qual forti, e a monti estinti
Vadan color sossopra,
Perché solo un bel fin orona l'opra.

(battaglia)

(aria)


GOFFREDO
Solo dal brando,
Dal senno solo.
Della vittoria
Nasce il piacer.
Ma un cor amando
Ferma il suo volo,
Né della gloria
Cura il pensier.

SCENA XII 

(recitativo)


RINALDO
Goffredo, ecco il superbo in lacci avvolto.

ARGANTE
Argante è vinto, e non il cor d'Argante,
Che ragion sovra d'esso
Gli astri non han.

GOFFREDO
Rinaldo,
S'ascriva al tuo valor l'alto successo.

SCENA XIII 

EUSTAZIO
Ecco, german, la cruda,
Che, mentre colle all'alte nostre tende
Recar gli ultimi danni,
Cade ne' ceppi, e negli estremi affanni.

ARGANTE
Numi, che veggio!

ARMIDA
Sommi dei, che miro!

RINALDO
Cara, questa è la meta.

ALMIRENA
A cui sospiro.

GOFFREDO
Or ne' sponsali eccelsi
A quel alto valore…

GOFFREDO ed EUSTAZIO
…sia pronuba la gioia al nostro amore!

ARMIDA
D'un nume il più possente
Han la scorta costor.

ARGANTE
Varia la sorte.

RINALDO ed ALMIRENA
Int e sol l'alma mia si riconforta.

ARMIDA
No, forse ch'al ciel piacque, 
Ch'io spegna al fin pentita
Il mio foco infernal colle sacre acque.
Verga indegna, ti spezzo.

ARGANTE
Il tuo consiglio
Seguo, mia cara.

ARMIDA
Il vostro rito io piglio.

RINALDO
O clemenza del ciel!

ALMIRENA
Beata sorte!

EUSTAZIO
Trionfo alter!

GOFFREDO
La libertà  vi dono.

ARGANTE
Cara, ti stringo.

ARMIDA
Vien sposo al mio trono.

(coro)

TUTTI
Vinto è sol della virtù
Degli affetti il reo livor.
E felice è sol qua giù
Chi dà  meta a un vano cor.


 

F I N E

 

GIULIO CESARE

 Giulio Cesare Libretto

Personaggi: 

Romani
Giulio Cesare, primo imperatore de' Romani - alto Curio, tribuno di Roma - basso
Cornelia, moglie di Pompeo - contralto
Sesto, figlio di Pompeo e Cornelia - soprano

Egizii
Cleopatra, regina d'Egitto - soprano
Tolomeo, re d'Egitto, fratello di Cleopatra - alto
Achilla, duce generale dell'armi e consigliere di Tolomeo - basso Nireno, confidente di Cleopatra - alto

ATTO PRIMO 

Ouverture
Campagna d'Egitto con antico ponte sopra un ramo del Nilo 

Scena Prima
Cesare, Curio, seguito
(Cesare e Curio passano il ponte con il seguito) 

Seguito 

Viva, viva il nostro Alcide! Goda il Nilo di questo dì! Ogni spiaggia per lui ride, ogni affanno già spari. 

Aria di Cesare 

Presti ormai l'egizia terra
le sue palme al vincitor!
Curio, Cesare venne, e vide e vinse; già sconfitto Pompeo invan ricorre
per rinforzar de' suoi guerrier lo stuolo d'Egitto al re. 

Recitativo
Curio

Tu qui, signor, giungesti
a tempo appunto, a prevenir le trame. Ma chi ver' noi sen' viene? 

Scena seconda
I detti, Cornelia, Sesto (Cornelia e Sesto entrano) 

Cesare 

Questa è Cornelia. 

Curio 

Oh sorte,
del nemico Pompeo l'alta consorte? Cesare, a questa un tempo
sacrai la libertade. 

Cornelia 

Signor, Roma è già tua. Teco han gli dei oggi diviso il regno, ed è lor legge
che del grand'orbe al pondo
Giove regoli il ciel, Cesare il mondo. 

Cesare 

Da Cesare che chiedi,
gran germe de' Scipioni, alta Cornelia? 

Cornelia 

Dà pace all'armi! 

Sesto 

Dona l'asta al tempio, ozio al fianco,
ozio alla destra. 

Cesare 

Virtù de' grandi è il perdonar le offese. Venga Pompeo, Cesare abbracci, e resti l'ardor di Marte estinto:
sia vincitor del vincitore il vinto. 

Scena terza
I detti, Achilla (con stuolo di Egizii)
(Achilla entra con stuolo di Egizii che portano aurei bacili) 

Achilla 

La reggia Tolomeo t'offre in albergo, eccelso eroe, per tuo riposo, e in dono quanto può donare un tributario trono. 

Cesare 

Ciò che di Tolomeo
offre l'alma regal Cesare aggrada. 

Achilla 

Acciò l'Italia ad adorarti impari, in pegno d'amistade e di sua fede 

questa del gran Pompeo superba testa di base al regal trono offre al tuo piede. 

(Uno degli Egizii svela un bacile,
sopra il quale sta il capo tronco di Pompeo) 

Cesare 

Giulio, che miri? 

Sesto 

Oh dio, che veggio? 

Cornelia 

Ahi lasso!
Consorte! Mio tesoro! 

Curio 

Grand'ardir! 

Cornelia 

Tolomeo,
Barbaro traditor! Io manco, io moro... (sviene) 

Cesare 

Curio, su, porgi aita
a Cornelia, che langue! (piange) 

Curio 

Che scorgo? Oh stelle! il mio bel sole esangue! 

Achilla
(da sé)

(Questa Cornelia? Oh, che beltà! che volto!) 

Sesto 

Padre, Pompeo! mia genitrice! Oh dio! 

Cesare 

Per dar urna sublime
al suo cenere illustre, serbato sia il nobil teschio. 

Achilla 

Oh dei! 

Cesare
(Ad Achilla ) 

E tu involati, parti! Al tuo signore
di che l'opre de' regi,
sian di ben o di mal, son sempre esempio. 

Sesto 

Che non è re, chi è re fellon, che è un empio. 

Achilla 

Cesare, frena l'ire... 

Cesare 

Vanne! Verrò alla reggia,
pria ch'oggi il sole a tramontar si veggia. 

Aria Cesare 

Empio, dirò, tu sei, togliti a gli occhi miei, sei tutto crudeltà.
Non è da re quel cuor, che donasi al rigor,
che in sen non ha pietà. 

(parte con seguito; parte Achilla con stuolo di Egizii) 

Scena quarta
Curio, Sesto, Cornelia 

Recitativo Curio
Già torna in se'. 

Sesto 

Madre! 

Curio 

Cornelia! 

Cornelia
(che ritorna in se')

Oh stelle!
Ed ancor vivo? Ah! tolga
quest'omicida acciaro
il cor, l'alma al sen.
(vuol rapire la spada dal fianco di Sesto per isvenarsi, e Curio la frastorna) 

Curio 

Ferma! Invan tenti
tinger di sangue in quelle nevi il ferro. 

Curio, che ancor t'adora,
e sposa ti desia, se pur t'aggrada, vendicarti saprà con la sua spada. 

Cornelia 

Sposa a te? 

Curio 

Sì. 

Cornelia 

Ammutisci! 

Sesto 

Tu nemico a Pompeo, e tanto ardisci? 

Curio 

Cornelia, se m'aborri, m'involerò al tuo aspetto;
sol per non molestarti,
giurerà questo cor di non amarti. (parte) 

Sesto 

Madre! 

Cornelia 

Viscere mie! 

Sesto 

Or che farem tra le cesaree squadre,
tu senza il caro sposo, io senza il padre? 

Cornelia 

Priva son d'ogni conforto, e pur speme di morire
per me misera non v'è.
Il mio cor, da pene assorto, è già stanco di soffrire, 

e morir si niega a me. 

(parte) 

Recitativo
Sesto

Vani sono i lamenti;
è tempo, o Sesto, ormai
di vendicar il padre;
si svegli alla vendetta
l'anima neghittosa,
che offesa da un tiranno invan riposa. 

Aria Sesto 

Svegliatevi nel core, furie d'un alma offesa, a far d'un traditor aspra vendetta! L'ombra del genitore accorre a mia difesa, e dice: a te il rigor, Figlio si aspetta. (parte) 

Cambiamento Gabinetto di Cleopatra 

Scena quinta
Cleopatra (con seguito di damigelle egizie), poi Nireno, dopo Tolomeo (con guardie) 

Recitativo
Cleopatra

Regni Cleopatra; ed al mio seggio intorno popolo adorator arabo e siro
su questo crin la sacra benda adori;
su, che di voi, miei fidi,
ha petto e cor di sollevarmi al trono,
giuri su questa destra eterna fede. 

Nireno
(entra)

Regina, infausti eventi! 

Cleopatra 

Che fia? che tardi? 

Nireno 

Troncar fe' Tolomeo il capo... 

Cleopatra 

Ohimè! di chi? 

Nireno 

... del gran Pompeo. 

Cleopatra 

Stelle! costui che apporta? 

Nireno 

Per stabilirsi al soglio 

a Cesare mandò fra' doni involto... 

Cleopatra 

Che gli mandò? 

Nireno 

... l'esanimato volto. 

Cleopatra 

Su, partite, miei fidi, 

(parte seguito)
(a Nireno)

E tu qui resta;
alle cesaree tende
son risolta portarmi, e tu , Nireno Mi servirai da scorta. 

Nireno 

Cosa dirà Tolomeo? 

Cleopatra 

Non paventar; col guardo meglio ch'egli non fece col capo di Pompeo, Cesare obbligherò; 

invan aspira al trono,
egli è il germano, e la regina io sono. 

Tolomeo
(entra con guardie) 
Tu di regnar pretendi, donna superba e altera? 

Cleopatra 

Io ciò ch'è mio contendo; e la corona dovuta alla mia fronte
giustamente pretendo. 

Tolomeo 

Vanne, e torna omai, folle,
a qual di donna è l'uso,
di scettro invece a trattar l'ago e il fuso! 

Cleopatra 

Anzi tu pur, effeminato amante,
va dell'età sui primi albori,
di regno invece a coltivar gli amori! 

Aria Cleopatra 

Non disperar, chi sa? se al regno non l'avrai, avrai sorte in amor. Mirando una beltà
in essa troverai
a consolar un cor. (parte con Nireno) 

Scena sesta
Tolomeo (con guardie), Achilla 

Achilla (entra) Sire,Signor! 

Tolomeo 

Achilla!
Come fu il capo tronco da Cesare gradito? 

Achilla 

Sdegnò l'opra. 

Tolomeo 

Che sento? 

Achilla 

T'accusò d'inesperto e troppo ardito. 

Tolomeo 

Tant'osa un vil Romano? 

Achilla 

Il mio consiglio
apprendi, oh Tolomeo!
Verrà Cesare in corte; e in tua vendetta cada costui, come cadde Pompeo. 

Tolomeo 

Chi condurrà l'impresa? 

Achilla 

Io ti prometto
darti estinto il superbo al regio piede, se di Pompeo la moglie
in premio a me il tuo voler concede. 

Tolomeo 

E' costei tanto vaga? 

Achilla 

Lega col crine. E col bel volto impiaga. 

Tolomeo 

Amico, il tuo consiglio è la mia stella; vanne, pensa e poi torna.
(parte Achilla) 

Muora Cesare, muora, e il capo altero sia del mio piè sostegno.
Roma, oppressa da lui, libera vada,
e fermezza al mio regno 

sia la morte di lui più che la spada. 

Aria Tolomeo 

L'empio, sleale, indegno vorria rapirmi il regno, e disturbar così
la pace mia. 

Ma perda pur la vita, prima che in me tradita dall'avido suo cor
la fede sia! 

Cambiamento
Quartieri nel campo di Cesare con l'urna nel mezzo, ove sono le ceneri del capo di Pompeo,
sopra eminente cumulo di trofei 

Scena settima 

Cesare, poi Curio, Cleopatra (nelle vesti di Lidia), Nireno 

Arioso Cesare 

Alma del gran Pompeo,
che al cenere suo d'intorno
invisibil t'aggiri,
fur'ombre i tuoi trofei,
ombra la tua grandezza, e un'ombra sei. Così termina al fine il fasto umano.
Ieri che vivo occupò un mondo in guerra, oggi risolto in polve un'urna serra.
Tal di ciascuno, ahi lasso!
il principio è di terra, e il fine è un sasso, Misera vita! oh, quanto è fral tuo stato! Ti forma un soffio, e ti distrugge un fiato. 

Recitativo Curio
(entra, introduce Cleopatra e Nireno) 

Qui nobile donzella
chiede chinarsi al Cesare di Roma. 

Cesare 

Se n' venga pur. 

Cleopatra 

Tra stuol di damigelle
io servo a Cleopatra,
Lidia m'appello, e sotto il ciel d'Egitto di nobil sangue nata;
ma Tolomeo mi toglie,
barbaro usurpator, la mia fortuna. 

Cesare
(da se'):

(Quanta bellezza un sol sembiante aduna!) Tolomeo sì tiranno? 

Curio
(da se'):

(Se Cornelia mi sprezza,
oggi a Lidia rivolto
collocherò quest'alma in sì bel volto). 

Cleopatra
(s'inginocchia avanti Cesare e dice piangendo): 
Avanti al tuo cospetto, avanti a Roma,
mesta, afflitta e piangente
chieggio giustizia. 

Cesare
(da se'):

(Oh dio! che innamora!)
(leva da terra Cleopatra) Sfortunata donzella, in breve d'ora deggio portarmi in corte,
oggi colà stabilirò tua sorte.
(da se')
(Che bel crin!) 

Curio
(da se'):

(Che bel sen!) 

Cleopatra 

Signor, i tuoi favori legan quest'alma. 

Cesare 

E la tua chioma i cori. 

Aria Cesare 

Non è sì vago e bello il fior nel prato, quant'è vago e gentile il tuo bel volto. 

D'un fiore il pregio a quello solo vien dato,
ma tutto un vago aprile
è in te raccolto. 

(parte con Curio) 

Recitativo Nireno 

Cleopatra, vincesti;
già di Cesare il core
tributario al tuo volto amor ti rende, e tutto il suo voler da te dipende. 

Cleopatra 

Cerchi pur Tolomeo con empietà di cor le vie del trono,
che a me d'avito regno
farà il Nume d'amor benigno dono. 

Aria Cleopatra 

Tutto può donna vezzosa,
se amorosa
scioglie il labbro, o gira il guardo. Ogni colpo piaga un petto, 

se difetto
non v'ha quel che scocca il dardo. 

(mentre Cleopatra vuol partire, vien ritenuta da Nireno) 

Recitativo Nireno 

Ferma, Cleopatra, osserva,
qual femmina dolente
con grave passo e lacrimoso ciglio quivi si porta. 

Cleopatra 

Al portamento, al volto donna volgar non sembra; osserviamo in disparte
la cagion del suo dolo. 

(si ritirano) Scena ottava 

Cleopatra (nelle vesti di Lidia) e Nireno in disparte, Cornelia, poi Sesto 

Cornelia
(entra)
Arioso

Nel tuo seno, amico sasso sta sepolto il mio tesoro. 

Recitativo
Cornelia

Ma che! vile e negletta sempre starai, Cornelia? 

Cleopatra
(da se'):

(E' Cornelia, costei,
la moglie di Pompeo?) 

Cornelia 

Ah no! tra questi arnesi
un ferro sceglierò, con mano ardita
contro il Tolomeo dentro la reggia...
(Non sì tosto Cornelia ha preso una spada fuori degli arnesi di guerra che Sesto sopraggiunge) 

Sesto 

Madre, ferma; che fai? 

Cornelia 

Lascia quest'armi: voglio contro il tiranno uccisor del mio sposo, tentar la mia vendetta. 

Sesto 

Questa vendetta a Sesto sol si aspetta. 

(toglie la spada a Cornelia) 

Cornelia 

Oh dolci accenti! oh care labbra! dunque sull'alba de' tuoi giorni
hai tanto cor? 

Sesto 

Son Sesto, e di Pompeo erede son dell'alma! 

Cornelia 

Animo, oh figlio, ardire! Io coraggiosa ti seguirò, 

Sesto 

Ma, oh dio! chi al re fellone ci scorterà? 

Cleopatra
(che sorte fuori impetuosamente) 
Cleopatra 

Nireno
(in disparte) 
Non ti scoprir! 

Cleopatra 

E Lidia ancor, per ché quell'empio cada, ti saran scudo, e t'apriran la strada. 

Cornelia 

E chi ti sprona, amabile donzella,
oggi in nostro soccorso offrir te stessa? 

Cleopatra 

La fellonia d'un re tiranno, il giusto.
Sotto il nome di Lidia
io serbo Cleopatra;
se in virtù del tuo braccio ascende al trono, sarai felice, e scorgerai qual sono. 

Cornelia 

Chi a noi sarà di scorta? 

Cleopatra
(accennando a Nireno)

Questi, che alla regina è fido servo, saprà cauto condurvi all'alta impresa. 

Sesto 

Figlio non è, chi vendicar non cura del genitor la morte.
Armerò questa destra, e al suol trafitto cadrà punito il gran tiran d'Egitto. 

Aria Sesto 

Cara speme, questo core
tu cominci a lusingar.
Par che il ciel presti favore
i miei torti a vendicar.
(partono Cornelia, Sesto e Nireno). 

Recitativo Cleopatra 

Vegli pur il germano 

alla propria salvezza:
che già gli mossi
di Cesare la spada,
di Sesto e Cornelia il giusto sdegno; senza un certo periglio 

non creda aver solo d'Egitto il regno. 

Aria Cleopatra 

Tu la mia stella sei, amabile speranza,
e porgi ai desir' miei un grato e bel piacer. Qual sia di questo core la stabile costanza, 

e quanto possa amore, s'ha in breve da veder. (parte) 

Cambiamento
Atrio nel palagio de' Tolomei 

Scena nona 

Tolomeo ed Achilla (con seguito di Egizii e guardie), Cesare (con seguito di Romani) 

Recitativo
Tolomeo

Cesare, alla tua destra stende fasci di scettri generosa la sorte. 

Cesare 

Tolomeo, a tante grazie
io non so dir , se maggior lume apporti, mentre l'uscio del giorno egli diserra,
il sole in cielo o Tolomeo qui in terra. Ma sappi, ogni mal'opra
ogni gran lume oscura. 

Achilla
(a Tolomeo):

(Sin al real aspetto egli t'offende?) 

Tolomeo
(da se'): 
(Temerario Latin!) 

Cesare (da se'): 

(So che m'intende). 

Tolomeo 

Alle stanze reali
questi che miri t'apriran le porte,
e a te guida saranno.
(da se'):
(Empio, tu pur venisti in braccio a morte). 

Cesare
(da se'):

(Scorgo in quel volto un simulato inganno). 

Aria Cesare 

Va tacito e nascosto, quand'avido è di preda, l'astuto cacciator.
E chi è mal far disposto, non brama che si veda l'inganno del suo cor. (parte con seguito). 

Scena decima 

Achilla, Tolomeo (con seguito e guardie), Cornelia e Sesto 

(Cornelia e Sesto entrano) 

Achilla 

Sire, con Sesto il figlio questa è Cornelia. 

Tolomeo
(da se'):

(Oh che sembianze, Amore!) 

Cornelia 

Ingrato, a quel Pompeo, che al tuo gran padre il diadema reale
stabilì sulla chioma,
tu recidesti il capo in faccia a Roma? 

Sesto 

Empio, ti sfido a singolar certame; veder farò con generosa destra
aperto a questo regno
che non sei Tolomeo, che un indegno. 

Tolomeo 

Oh là! da vigil stuol sian custoditi 

questi Romani arditi. 

Achilla 

Alto signor, condona il lor cieco furor! 

Tolomeo 

Per or mi basta
ch'abbia garzon sì folle
di carcere la reggia.
(accenna alla guardie)
Costei, che baldanzosa
vilipese il rispetto
di maestà regnante,
nel giardin del serraglio abbia per pena il coltivar i fiori.
(piano ad Achilla)
Io per te serbo
questa dell'alma tua bella tiranna. 

Achilla 

Felice me! 

Tolomeo
(da se'):

(Quanto costui s'inganna!) (parte con seguito) 

Scena undicesima
Achilla (con guardie), Cornelia, Sesto 

Recitativo
Achilla

Cornelia, in quei tuoi lumi
sta legato il mio cor.
Se all'amor mio
giri sereno il ciglio
e i talami concedi,
sarà la madre in libertà col figlio. 

Cornelia 

Barbaro, una Romana sposa ad un vil Egizio? 

Sesto 

A te consorte?
Ah no! pria della morte.... 

Achilla 

Oh là: per regal legge orma si guidi prigionier nella reggia
così audace garzon. 

Cornelia 

Seguirò anch'io
l'amata prole, il caro figlio mio. 

Achilla 

Tu ferma il piede e pensa
di non trovar pietade acciò che chiedi, se pietade al mio amor pria non concedi. 

Aria Achilla 

Tu sei il cor di questo core, sei il mio ben, non t'adirar! Per amor io chiedo amore, più da te non vo' bramar. (parte) 

Recitativo Sesto Madre! 

Cornelia 

Mia vita! 

Sesto 

Addio! 

(mentre le guardie vogliono condur via Sesto, Cornelia corre a ritenerlo per un braccio) 

Cornelia 

Dove, dove, inumani,
l'anima mia guidate? Empi, lasciate,
che al mio core, al mio bene
io porga almen gli ultimi baci. Ahi pene! 

Duetto
Cornelia e Sesto

Son nata/o a lagrimar/sospirar, e il dolce mio conforto,
ah, sempre piangerò.
Se il fato ci tradì,
sereno e lieto dì
mai più sperar potrò. 

FINE PRIMO ATTO 

ATTO SECONDO 

Deliziosa selva di cedri con il monte Parnaso nel prospetto, il quale contiene in se' la reggia della Virtù. 

Scena prima 

Cleopatra, Nireno 

Recitativo
Cleopatra

Eseguisti, oh Niren, quanto t'imposi? 

Nireno 

Adempito è il comando. 

Cleopatra 

Giunto è Cesare in corte? 

Nireno 

Io ve'l condussi,
ed ei già a queste soglie il piè rivolge. 

Cleopatra 

Ma dimmi: è in pronto la meditata scena? 

Nireno 

Infra le nubi
l'alta regina sfavilla; ma che far pensi? 

Cleopatra 

Amore
già suggerì all'idea
stravagante pensier: ho già risolto,
sotto finte apparenze
far prigionier d'amor ch'il cor m'ha tolto. 

Nireno 

A lui ti scoprirai? 

Cleopatra 

Non è ancor tempo. 

Nireno 

Io che far deggio? 

Cleopatra 

Attendi
Cesare qui in dispare; indi lo guida
in questi alberghi, e poi lo guida ancora colà nelle mie stanze e a lui dirai,
che per dargli contezza
di quanto dal suo re gli si contende, pria che tramonti il sol Lidia l'attende. (parte) 

Scena seconda 

Nireno, poi Cesare; Cleopatra (nelle vesti di Virtù) 

Nireno 

Da Cleopatra apprenda
chi è seguace d'amor l'astuzie e frodi. 

Cesare
(entra)

Dov'è, Niren, dov'è l'anima mia? 

Nireno 

In questo loco in breve
verrà Lidia, signor.
(Qui s'ode vaga sinfonia di vari strumenti) 

Cesare 

Taci! 

Nireno 

Che fia? 

Cesare 

Cieli, e qual delle sfere
scende armonico suon, che mi rapisce? 

Nireno 

Avrà di selce il cor chi non languisce. 

(S'ode nuovamente una sinfonia;
s'apre il Parnasso, e vedesi in trono la Virtù, 

assistita dalle nove Muse) 

Cesare 

Giulio, che miri? e quando con abisso di luce
scesero i Numi in terra? 

Aria Cleopatra (nelle vesti di Virtù) V'adoro, pupille, saette d'amore,
le vostre faville
son grate nel sen. Pietose vi brama
il mesto mio core, ch'ogn'ora vi chiama l'amato suo ben. 

Recitativo
Cesare

Non ha in cielo il Tonante
melodia che pareggi un sì bel canto.
Vola, mio cor, al dolce incanto...
(Mentre Cesare corre da Cleopatra,
si chiude il Parnasso, e torna la scena come prima) 
... e come?
Ah! che del mio gioir invido è il Nume! 

Nireno 

Signor, udisti, e che ti par di Lidia? 

Cesare 

Virtù cantata da Lidia possiede?
Ah! Che se già piangente
mi saettò tra le armi, io ben m'aveggio che bellezza sì vaga
cantando lega, e lagrimando impiaga. 

Nireno 

Signor, se amor t'accese,
non affligger, no, no; Lidia è cortese. Anzi, se non t'è grave, ella t'attende nelle sue stanze oror. 

Cesare 

Lidia mi brama? 

Nireno 

Ed ella a Cleopatra anche ti scorterà. 

Cesare 

Guidami tosto in seno al mio tesoro, acciò che dolce rendo il mio martoro. 

Aria Cesare 

Se in fiorito ameno prato l'augellin tra fiori e fronde si nasconde,
fa più grato il suo cantar. Se così Lidia vezzosa spiega ancor notti canore, più graziosa 

fa ogni core innamorar. 

Cambiamento
Giardino del serraglio,
dove corrisponde quello delle fiere 

Scena terza 

Cornelia, poi Achilla
(Cornelia, con piccola zappa nelle mani, che vien coltivando i fiori) 

Recitativo
Cornelia

Deh. Piangete, oh mesti lumi, già per voi non v'è più speme. 

Achilla
(entra)

Bella, non lagrimare!
Canterà il tuo destin le crude tempre. 

Cornelia 

Chi nacque a sospirar piange per sempre. 

Achilla 

Un consenso amoroso,
che tu presti ad Achilla,
può sottrarti al rigor di servitù. 

Cornelia 

Olà! Così non mi parlar mai più. 

(Vuol partire) Achilla 

Oh dio! ascolta; ove vai? 

Cornelia 

Fuggo da te per non mirarti mai. 

Scena quarta
I detti, Tolomeo 

(mentre Cornelia fugge, incontra Tolomeo, che la prende per la mano) 

Tolomeo 

Bella, placa lo sdegno! 

Cornelia 

Lasciami, iniquo re! 

Achilla 

Sire, qua mi portai,
per ammollir questa crudel, che adoro. 

Tolomeo 

Fu pietosa a' tuoi detti? 

Achilla 

Ella mi sprezza ognor, ed io mi moro. 

Tolomeo
(da se'):

(Respiro, oh ciel!)
Bella, lo sdegno ammorza! (tira da parte Achilla) Amico, e ben? 

Achilla 

Signor, oggi vedrai
Cesare estinto al suolo,
re vendicato, e regnator tu solo. 

Tolomeo 

Parti, eseguisci, e spera; avrai in mercede la tua crudel.
(da se'):
(Folle è costui se'l crede). 

Aria Achilla
(a Cornelia)

Se a me non sei crudele, ognor sarà fedele
a te questo cor.
Ma se spietata sempre ver me non cangi tempre, 

aspetta sol rigor! 

(parte) 

Recitativo Tolomeo 

Bella, cotanto aborri chi ti prega d'amar? 

Cornelia 

Un traditore
degno non è d'amor. 

Tolomeo 

Tanto rigore?
Ma se un re ti bramasse? 

Cornelia 

Sarei una furia in agitargli il core. 

Tolomeo 

Possibil che in quel volto
non alberghi pietà? che in questo seno... (stende la destra al seno di Cornelia, che sdegnosa si ritira) 

Cornelia 

Freni l'anima insana
lo stimolo del senso:
pensa che son Cornelia, e son Romana. (parte) 

Tolomeo 

Tanto ritrosa a un re? perfida donna! Forza userò, se non han luogo i prieghi, e involarti saprò ciò ch'or mi nieghi. 

Aria Tolomeo 

Sì, spietata, il tuo rigore sveglia l'odio in questo sen, Giacché sprezzo questo core, prova, infida, il mio velen! (parte) 

Scena quinta Cornelia, poi Sesto 

Cornelia
(che rientra)

Su, che si tarda? or che partì il lascivo, un generoso ardir l'onor mi salvi;
tra le fauci de' mostri 

mi scaglierò da queste eccelse mura,
cibo sarò di fiere;
non paventa il morir un'alma forte.
Addio Roma, addio Sesto! Io corro a morte. 

Sesto
(entra)

Ferma! che fai? 

Cornelia 

Chi mi trattiene il passo? 

Sesto 

Madre! 

Cornelia 

Madre? che veggio? Figlio, Sesto, mio core! Come qui ne venisti! 

Sesto 

Io, per sottrarti al regnante lascivo di Niren con la scorta
quivi occulto mi trassi. 

Cornelia 

Troppo è certo il periglio in cui, figlio, t'esponi. 

Sesto 

Chi alla vendetta aspira
vita non cura, oh madre.
Sì cadrà Sesto, o cadrà il tiranno. 

Scena sesta
I detti, Nireno 

Nireno
(entra)

Cornelia, infauste nove. Il re m'impone, che tra le sue dilette io ti conduca. 

Cornelia 

Oh dio! 

Sesto 

Numi, che sento? 

Nireno 

Non vi turbate, no: unqua sospetto 

a Tolomeo non fui; ambi verrete là dove il re tiranno
è in preda alle lascivie;
colà Sesto nascoso 

in suo potere avrà l'alta vendetta; egli solo ed inerme
far non potrà difesa. 

Sesto 

Molto, molto ti devo. 

Cornelia 

Assista il cielo una sì giusta impresa! 

Aria Cornelia 

Cessa omai di sospirare! Non è sempre irato il cielo contro i miseri; suol fare benché tardi, le vendette.
Il nocchier, s'irato è il mare, mai non perde la speranza, onde avvien che la costanza la salute a lui promette. (parte con Nireno) 

Sesto
(solo)

Figlio non è, chi vendicar non cura del genitor lo scempio.
Su dunque alla vendetta
ti prepara, alma forte,
e prima di morir altrui dà la morte! Aria Sesto
L'angue offeso mai riposa,
se il veleno pria non spande dentro il sangue all'offensor.
Così l'alma mia non osa
di mostrarsi altera e grande,
se non svelle l'empio cor.
(parte) 

Cambiamento Luogo di delizie 

Scena settima Cleopatra, poi Cesare 

Cleopatra 

Esser qui deve in breve
l'idolo del mio sen, Cesare amato;
ei sa che qui l'attende
Lidia sua, che l'adora;
per discoprir, se porta il sen piagato, fingerò di dormir, porterò meco, mascherato nel sonno, Amor ch'è cieco. (si pone a sedere) 

Aria Cleopatra 

Venere bella,
per un istante, Deh, mi concedi
le grazie tutte
del dio d'amor!
Tu ben prevedi ch'il mio sembiante dee far amante d'un regio cor. (finge di dormire) 

Cesare
(entra)

Che veggio, oh Numi? il mio bel sol qui dorme? Vaga Lidia, adorata,
ah! se di tanto incendio
che mi bolle nel seno,
ti penetrasse al cor qualche scintilla,
ben potresti sperar dalla tua sorte
d'essermi forse un dì sposa e consorte. 

Cleopatra
(sporgendo)

Sposa? t'adorerò fino alla morte. 

Cesare 

Olà! 

Cleopatra 

Che ti conturbi? 

Cesare 

Una donzella,
serva di Cleopatra a tanto aspirar? 

Cleopatra 

Cesare, frena l'ire!
Giacché desta m'aborri,
perché m'abbi ad amar, torno a dormire. (va per tornar al suo luogo) 

Scena ottava
I detti, Curio, dopo congiurati (di dentro) 

Curio
(entra con spada impugnata) 
Cesare, sei tradito. 

Cesare
(snuda il brando) 
Io tradito. 

Cleopatra 

Che sento? 

Curio 

Mentr'io ver le tue stanze,
signor', t'attendo, odo di genti e spade ripercosso fragor, ed una voce
gridar: Cesare mora, ed improvviso
a te ne volo, ad arrecar l'avviso. 

Cesare 

Così dunque in Egitto
regna la fellonia? Bella, rimanti; sono infausti per noi cotesti lidi. 

Cleopatra 

Fermati, non partir, che tu m'uccidi. 

Cesare 

Lascia, Lidia! 

Cleopatra 

Che Lidia?
Io volerò al conflitto in tua difesa, sino agli stessi abissi
scenderia Cleopatra.
(da se'):
(ohimè, che dissi?) 

Cesare 

Cleopatra? 

Cleopatra 

Sì. 

Cesare 

Dov'è? 

Cleopatra 

Cesare, volgi
in questo seno, e non altrove, il lampo
di quegli occhi che adoro:
Son Cleopatra, e non più Lidia in cambio. 

Cesare 

Sei Cleopatra? 

Cleopatra 

In breve
de' congiurati il temerario ardire
questo aspetto regal farà che cada; torna al fianco, signor, quella tua spada! (parte) 

Cesare 

Curio, a sì strani eventi resto immobile sasso. 

Curio 

Stupido son. 

Cesare 

Che udisti mai, cor mio?
Lidia è Cleopatra? e la spregiasti? Oh dio! 

Cleopatra
(che frettolosa ritorna)

Fuggi, Cesare, fuggi!
Dalle regie tue stanze a questa fonte volano i congiurati. 

Cesare 

Come! nemmen Cleopatra
valse a frenar sì perfido ardimento? 

Cleopatra 

La porpora reale
scudo non è bastante al tradimento. 

Cesare 

Vengano pure, ho core.
Cesar non sappe mai che sia timore. 

Cleopatra 

Oh dio! tu il mio cor mi struggi; salvati, o mio bel sol! Cesare, fuggi! 

Aria Cesare 

Al lampo dell'armi quest'alma guerriera 

vendetta farà.
Non fia che disarmi la destra guerriera che forza le dà. (parte con Curio) 

Coro di Congiurati (di dentro):
Mora Cesare, mora! 

Recitativo
Cleopatra
(sola)

Che sento? Oh dio! Morrà Cleopatra ancora. Anima vil, che parli mai? Deh taci! 

Avrò, per vendicarmi,
in bellicosa parte,
di Bellona in sembianza un cor di Marte. Intanto, oh Numi, voi che il ciel reggete, difendete il mio bene!
Ch'egli è del seno mio conforto e speme. 

Aria Cleopatra 

Se pietà di me non senti, giusto ciel, io morirò.
Tu da pace a' miei tormenti, o quest'alma spirerò. 

Cambiamento Camera nel serraglio 

Scena nona 

Tolomeo circondato dalle sue favorite, Cornelia fra loro, poi Sesto 

Aria Tolomeo 

Belle dee di questo core,
voi portate il ciel nel volto,
non ha il ciel più bel splendore
di quel ch'avete in doppie stelle accolto. 

Recitativo 

Questo è luogo di pace,
onde il ferro depongo,
(pone la spada sopra una tavola) che inutile ornamento
ora è questo in amor fiero stromento. 

Cornelia (da se' ): 

(Numi! che fia di me?) 

Tolomeo 

Ma qui Cornelia?
Questo candido lin tu prendi in segno, secondo il mio costume,
di colei che destino
al regio letto, alle notturne piume. (Cornelia prende il fazzoletto,
e poi lo getta con sdegno) 

Sesto
(entra, da se' ):

(Ora è il tempo, oh mia destra!
il proprio ferro
che uccise il genitore, l'empio trafigga). 

Scena decima 

I detti, Achilla 

(mentre Sesto vuol prendere la spada di Tolomeo,
vien sorpreso da Achilla, che entra in furia e la prende) 

Achilla 

Sire, prendi! 

Tolomeo 

Che fia? 

Sesto
(da se' ): 
Stelle crudeli! 

Achilla 

Arma la man che non è tempo, o Sire, di star fra vezzi in amorosa parte; queste Veneri lascia, e vola a Marte! 

Tolomeo 

Qual nemica la fortuna... 

Achilla 

Mentre io cerco di Cesare la strage, s'avventa egli fra i nostri,
ma il numero di molti
alla virtù d'un solo al fin prevale;
fugge con Curio, e da balcon sublime
si scaglia d'improvviso in mezzo al porto, ed io miro in un punto Curio sommerso, 

e Cesare già morto. 

Cornelia
(da se'): 
Cesare morto? 

Sesto
(da se'): 
Oh Numi! 

Achilla 

Or Cleopatra
vola al campo romano,
e delle trombe ai bellicosi carmi, di Cesare in vedetta, corre co' suoi contro il tuo campo all'armi. 

Tolomeo 

D'una femmina imbelle non pavento i furori. 

Achilla 

A te sol resta
che in premio di tant'opra
in isposa costei tu mi conceda. 

Tolomeo 

Temerario! Beltà che non ha pari
d'un tradimento in guiderdon pretendi? 

Achilla 

Sire... 

Tolomeo 

Ammutisci e parti!
Son re, e saprò premiarti. 

Achilla 

Il mio servir questa mercé riceve? 

Tolomeo 

Olà! 

Achilla
(da se'):

A chi fede non ha, fe' non si deve. (parte) 

Tolomeo 

Ciascuna si ritiri; dopo breve soggiorno 

vittorioso fra voi farò ritorno. 

(parte con le favorite) 

Scena undicesima Sesto, Cornelia 

Recitativo
Sesto

Ecco in tutto perduta
la speme di vendetta!
Ferro, inerme ti vedo;
io per non più soffrir morte a te chiedo. (tira la spada per uccidersi) 

Cornelia 

Fermo? che fai? se perverso il destino fè vano il colpo, invan disperi, oh Sesto. 

Sesto 

Or che Cesare è estinto che più sperar possiamo? 

Cornelia 

Animo, ardire!
Niren già t'apre il passo; al campo vanni; colà tu rivedrai l'empio tiranno,
e a lui fa poi mirar con alma forte,
che incontrar sai, non paventar la morte. (parte) 

Sesto
(solo)

Seguirò tanto con ignoto passo ogn'orma del tiranno,
finché nel suo periglio
farò che cada esangue
del padre l'uccisor per man del figlio. 

Aria Sesto 

L'aure che spira tiranno e fiero egli non merta di respirar. 

Mi sveglia all'ira quel cor severo, sua morte solo mi può placar. 

Bosco vicino alla città di Alessandria (con una parte del porto a margine) 

Scena prima 

Achilla con seguito di soldati 

Achilla 

In tal' modi si premia
il mio lungo servir, la fede mia?
Barbaro re! ti pentirai fra breve
d'avermi offeso. Andiamo,
prodi campioni, e a Cleopatra avanti offriam le nostre insegne, offriamle il core, e sia menda al tarda l'alto valore. 

Aria Achilla 

Dal fulgor di questa spada vo' che cada
umiliato un empio cor. Già non dee soffrir l'offese che difese 

il suo regno col valor. 

(parte)
Scena seconda 

Tolomeo, Cleopatra, soldati di Cleopatra, soldati e guardie di Tolomeo 

(Al suono d'una bellica sinfonia segue la battaglia
tra soldati di Cleopatra e di Tolomeo,
e questi ultimi hanno la vittoria;
finita la sinfonia, entra Tolomeo con Cleopatra prigioniera) 

FINE ATTO SECONDO 

ATTO TERZO 

Recitativo
Tolomeo

Vinta cadesti al balenar di questo mio fulmine reale. 

Cleopatra 

Tolomeo non mi vinse;
mi tradì quella cieca,
che, tiran, ti protegge,
senz'onor, senza fede, e senza legge. 

Tolomeo 

Olà! sì baldanzosa
del vincitor al riverito aspetto?
(alle guardie):
S'incateni costei.
(Una guardia incatena Cleopatra) 

Cleopatra 

Empio crudel! ti puniranno gli dèi. 

Tolomeo 

Costei, che per germano aborro e sdegno, si conduca alla reggia; io colà voglio
che, ad onta del suo ardire,
genuflessa m'adori a piè del soglio. 

Aria Cleopatra 

Domerò la tua fierezza
ch'il mio trono aborre e sprezza, e umiliata ti vedrò.
Tu qual Icaro ribelle
sormontar brami le stelle,
ma quell'ali io ti tarperò.
(parte con i soldati) 

Scena seconda 

Cleopatra, con guardie. 

Recitativo
Cleopatra

E pur così in un giorno
perdo fasti e grandezze? Ahi fato rio! Cesare, il mio bel nume, è forse estinto; Cornelia e Sesto inermi son, né sanno darmi soccorso. O dio!
Non resta alcuna speme al viver mio. 

Aria Cleopatra 

Piangerò la sorte mia,
sì crudele e tanto ria, finché vita in petto avrò. Ma poi morta d'ogn'intorno il tiranno e notte e giorno fatta spettro agiterò. 

(parte con le guardie) 

Scena quarta
Cesare, Achilla, poi Sesto e Nireno 

(Giulio Cesare, da una parte, poi Sesto dall'altra con Nireno, ed Achilla, steso sul margine del porto mortalmente ferito) 

Arioso
Cesare

Dall'ondoso periglio
salvo mi porta al lido
il mio propizio fato.
Qui la celeste Parca
non tronca ancor lo stame alla mia vita! Ma dove andrò? e chi mi porge aita? Solo in queste erme arene
al monarca del mondo errar conviene? 

Aria Cesare 

Aure, deh, per pietà
spirate al petto mio,
per dar conforto, oh dio!
al mio dolor.
Dite, dov'è, che fa
l'idol del mio sen,
l'amato e dolce ben
di questo cor.
Ma d'ogni intorno i' veggio
sparse d'arme e d'estinti
l'infortunate arene,
segno d'infausto annunzio al fin sarà. 

(Entrano Sesto e Nireno,
in veste bellica e con visiera chiusa) 

Sesto 

Cerco invan Tolomeo per vendicarmi, e il mio destino spietato a me l'asconde. 

Achilla
(sul margine del porto, mortalmente ferito) 

Hai vinto, oh fato! 

Sesto 

Quai tronche voci? 

Achilla 

Avete vinto, oh stelle! 

Cesare
(da se'):

Due guerrieri? in disparte
de' loro accenti il suono
udir io voglio, e penetrar chi sono. (si ritira in disparte) 

Nireno
(a Sesto):

E' questi Achilla, in mezzo al sen piagato. 

Cesare
(da se'):

(Achilla è il moribondo?) 

Nireno
(ad Achilla): 
Amico, amico! 

Achilla
(a Nireno):

Oh cavalier ignoto,
che con voci d'amico
articoli il mio nome,
deh, se dia mai che ti conceda il fato di favellar un giorno
alla bella Cornelia, al sol di Roma, digli che quell'Achilla,
che consigliò di Pompeo la morte.... 

Sesto
(da se'):

(Ah, scellerato! ) 

Cesare
(da se'): 
(Ah, iniquo!) 

Achilla 

Che per averla in moglie,
contro Cesare ordì l'alta congiura... 

Sesto 

(da se'): 

(Ah, traditor!) 

Cesare (da se'): (Fellone!) 

Achilla 

Sol per cagion di vendicarsi un giorno contro il re Tolomeo
giunse in tal notte a spirar l'alma in guerra. Questo sigil tu prendi; 

nel più vicino speco
centro armati guerrieri
a questo segno ad ubbidir son pronti; con questi puoi per sotterranea via penetrar nella reggia, e in breve d'ora torre all'empio Cornelia,
e insieme far che vendicato io mora. (dà il sigillo a Sesto e spira) 

Nireno 

Spirò l'alma il fellon. 

Sesto 

Tu scaglia intanto
il cadavere indegno del traditor nell'onde. 

Scena quinta
Cesare, Sesto, Nireno 

Recitativo
Cesare
(Appare e rapisce il sigillo a Sesto) 
Lascia questo sigillo. 

Sesto
(alza la visiera) 
Oh dèi! 

Cesare 

Che veggio! 

Sesto 

Signor! 

Cesare 

Tu Sesto? 

Sesto 

E come
vivo, Cesare, e illeso ti sottrasti alla Parca? 

Cesare 

Io fra l'onde nuotando al lido giunsi non ti turbar; mi porterò alla reggia, e m'aprirò con tal sigil l'ingresso. Teco Niren mi siegua: 

o che torrò alla sorte
Cornelia e Cleopatra, o avrò la morte. 

Aria Cesare 

Quel torrente, che cade dal monte, tutto atterra ch'incontro lo sta.
Tale anch'io, a chi oppone la fonte, dal mio brando atterrato sarà. (parte) 

Scena sesta Sesto, Nireno 

Recitativo
Sesto

Tutto lice sperar, Cesare vive. 

Nireno 

Segui, oh Sesto, i suoi passi. 

Sesto 

Achilla estinto? or sì che il ciel comincia a far le mie vendette,
sì, sì, mi dice il core
che mio sarà il desiato onore. 

Aria Sesto 

La giustizia ha già sull'arco pronto strale alla vendetta, per punire un traditor. Quanto è tarda la saetta, tanto più crudele aspetta 

la sua pena un empio cor. 

(parte con Nireno) 

Cambiamento Appartamento di Cleopatra 

Scena settima 

Cleopatra con guardie, damigelle egizie, poi Cesare con soldati 

Cleopatra
(fra le sue damigelle che piangono) 
Voi che mie fide ancelle un tempo foste, or lagrimate invan, più mie non siete.
Il barbaro germano
che mi privò del regno,
a me vi toglie, e a me torrà la vita. (S'ode strepito d'armi nella scena)
Ma qual strepito d'armi?
Ah sì! più mie non siete,
spirar l'alma Cleopatra or or vedrete. 

Cesare
(entra con spada nuda in mano e soldati) 
Forzai l'ingresso a tua salvezza, oh cara! 

Cleopatra 

Cesare o un'ombra sei? 

Cesare
(alle guardie)

Olà, partite ormai, empi ministri d'un tiranno spietato!
Cesare così vuol, pronti ubbidite! (partono le guardie) 

Cleopatra 

Ah! ben ti riconosco,
amato mio tesoro,
al valor del tuo braccio!
Ombra, no, tu non sei, Cesare amato. (corre ad abbracciarlo) 

Cesare 

Cara, ti stringo al seno;
Ha cangiato vicende il nostro fato. 

Cleopatra 

Come salvo ti vedo? 

Cesare 

Tempo avrò di svelarti
ogni ascosa cagion del viver mio. Libera sei, vanne fra tanto al porto, e le disperse schiere in un raduna; colà mi rivedrai; Marte mi chiama 

all'impresa total di questo suolo.
Per conquistar, non che l'Egitto, un mondo, basta l'ardir di questo petto solo.
(parte con i soldati) 

Aria Cleopatra 

Da tempeste il legno infranto, se poi salvo giunge in porto, non sa più che desiar.
Così il cor tra pene e pianto, or che trova il suo conforto, torna l'anima a bear. 

Cambiamento
Sala reggia di Tolomeo 

Scena ottava Tolomeo, Cornelia 

Recitativo
Tolomeo

Cornelia, è tempo omai
che tu doni pietade a un re che langue. 

Cornelia 

Speri invano mercede. Come obliar poss'io l'estinto mio consorte ? 

Tolomeo 

Altro ten'offre il regnator d'Egitto; Cara, al mio sen ti stringo...
(va per abbracciarla) 

Cornelia 

Scostati, indegno, e pensa che Cornelia è Romana. 

Tolomeo 

Non ho più da temer; Cesare estinto, Cleopatra umiliata, or non ascolto che il mio proprio volere.
(si vuol accostar di nuovo) 

Cornelia 

Se alcun non temi,
temi pur questo ferro,
che a me sola s'aspetta
far del morto consorte or la vendetta! (estrae un pugnale) 

Scena nona I detti, Sesto 

(Mentre Cornelia corre alla vita di Tolomeo, sopraggiunge Sesto con spada nuda in mano) 

Sesto 

T'arresta, o genitrice! a me, oh tiranno! 

Tolomeo
(snuda il ferro)

Io son tradito, oh Numi! 

Sesto 

Sappi, perfido mostro, e per tua pena: Salvo i Numi serbar' dai tradimenti Cesare invitto, e Cleopatra ei sciolse dall'ingiuste catene; ei qui sen' viene; io lo precorro, e questo 

chiede quel sangue ch'è dovuto a Sesto. 

Tolomeo 

Del folle ardir ti pentirai ben presto. 

(Si battono, e Tolomeo vien ferito, e cade morto in scena) 

Cornelia 

Or ti riconosco,
figlio del gran Pompeo, e al sen ti stringo. 

Sesto
(guardando nella scena)

Giace il tiranno estinto;
or padre sì, tu benché vinto, hai vinto. (parte) 

Aria Cornelia 

Non ha più che temere quest'alma vendicata,
or sì beata,
comincio a respirar.
Or vo' tutto in godere
si cangi il mio tormento, ch'è vano ogni lamento, se il ciel mi fa sperar. (parte) 

Cambiamento 

Porto di Alessandria Scena ultima 

Cesare, Cleopatra, Nireno, Sesto, Cornelia, Curio, seguito di Romani e di Egizii, un paggio 

(Cesare, Cleopatra e seguito con trombe e timpani. Finita la sinfonia entrano Curio e Nireno
e poi Sesto e Cornelia, con un paggio
che porta lo scettro e la corona di Tolomeo) 

Nireno
(a Cesare):

Qui Curio vincitor, qui tuo l'Egitto;
in questo ondoso piano
Cesare ognun acclama
Signor del mondo e imperator romano. 

Cesare
(a Nireno):

Del suo fido servir premio condegno avrà Nireno;
(a Curio):
Curio,
già del tuo forte braccio
si conosce il valor.
(Sesto e Cornelia s'inginocchiano) Ma qui Cornelia? 

Sesto 

Signor, ecco a' tuoi piedi
e di Cornelia e di Pompeo il figlio; egli la grande offesa
del tradimento enorme
vendicò con suo brando,
e tolse a Tolomeo l'alma col sangue. 

Cesare 

E morì Tolomeo? 

Cornelia 

Se Sesto in mia difesa
pronto non accorrea,
di Cornelia l'onor era in periglio. 

Cesare 

La vendetta del padre
è ben dovuta al figlio;
Sorgi, Sesto, ed amico al sen t'accolgo. 

Sesto 

Ogni affetto di fede in te rivolgo. 

(si abbracciano) 

Cornelia 

Dell'estinto tiranno
ecco i segni reali, a te li porgo. (dà la corona e lo scettro
di Tolomeo a Cesare) 

Cesare 

Bellissima Cleopatra,
quel diadema che miri, a te s'aspetta; io te ne cingo il crine;
Regina dell'Egitto
darai norma alle genti, e legge al trono. 

Cleopatra 

Cesare, questo regno è sol tuo dono, tributaria regina
Imperator t'adorerò di Roma. 

Cesare
(da se'):

(Amor, chi vide mai più bella chioma?) 

Cleopatra 

Caro! 

Cesare 

Bella! 

Duetto
Cleopatra e Cesare

Più amabile beltà
mai non si troverà
del tuo bel volto.
In te/In me non splenderà né amor né fedeltà
da te/da me disciolto. 

Cesare 

Goda pur or l'Egitto
in più tranquillo stato
la prima libertà. Cesare brama, dall'uno all'altro polo
ch'il gran nome roman spanda la fama. 

Seguito 

Ritorni omai nel nostro core la bella gioia ed il piacer; 

sgombrato è il sen d'ogni dolor, ciascun ritorni ora a goder. 

Cleopatra e Cesare 

Un bel contento il sen già si prepara, se tu sarai costante ognor per me; così sortì dal cor la doglia amara,
e sol vi resta amor, costanze e fè. 

Seguito 

Ritorni ormai nel nostro core
la bella gioia ed il piacer; sgombrato è il sen d'ogni dolore, ciascun ritorni ora a goder. 

FINE DELL’OPERA

VIVALDI by Cecilia Bartoli

Gelido in ogni vena Scorrer mi sento il sangue. L'ombra del figlio esangue M' ingombra di terror. E per maggior mia pena Veggio ch...